Le malattie neurodegenerative sono gravi malattie caratterizzate dalla Perdita della funzione dei neuroni cerebrali che causano la perdita progressiva delle funzioni fisiche e mentale che causano la demenza e la mortalità precoce. Le malattie neurodegenerative e la demenza sono in costante aumento con una incidenza di 17,2 milioni nel mondo ed è stato stimato che una riduzione dei fattori di rischio del 10-25% potrebbe ridurre l’incidenza di queste malattie da 1 a 3 milioni di persone nel mondo e di 200.00 a 500.00 solo negli USA.(1). Lo sviluppo di queste malattie è favorito da fattor epigenetici, e dal potenziale ruolo della modifica del DNA, tuttavia l’origine rimane largamente inspiegata (2).

 

     La malattia di Alzheimer’  è la causa più frequente di demenza nel mondo con una incidenza del 70% su tutte le cause di demenza e si stima che 24 milioni di persone nel Mondo ne soffrano ed aumenteranno progressivamente di quattro volte nell’anno 2050(3). Le caratteristiche patologiche dell’Alzheimer sono espresse dalla deposizione diffusa nel cervello di placche di amilode, favorendo la morte del neurone (3). L’eziologia dell’Alzheimer non è ancora completamente chiarita, ma sembra che sia il risultato tra una interazione di fattori genetici e ambientali. L’invecchiamento è un fattore determinante poiché la incidenza di Alzheimer a 80 anni è quattro volte maggiore che a 70 anni e nove volte maggiore che a 65 anni (4). Fattori come l’obesità, il diabete, il fumo, la inattività fisica sono fattori di rischio per lo sviluppo della demenza (4). In Europa, dal 1994 al 2013 i dati della World Health Organization hanno dimostrato un incremento di Alzheimer nei Paesi dell’Est Europa e Nord Europa, con una alta incidenza in Slovacchia, Romania e Lituania, maggiore nella popolazione femminile (5). La prevalenza di Alzheimer è significativamente minore in Asia rispetto all’Europa e Nord America (6),  suggerendo che l’alimentazione può essere coinvolta nel favorire lo sviluppo di questa malattia come anche della sclerosi laterale amiotrofica (7). Nei pazienti con Alzheimer i disturbi alimentari sono presenti nel 60% dei casi e una alimentazione insufficiente è riscontrabile fino nell’80% dei pazienti (8). La Perdita di peso corporeo sembra correlate alla deposizione di amiloide nel cervello già nella fesa pre-clinica, cioè quando la malattia non è ancora evidente (9). La differenza di incidenza tra maschi e femmine dimostra che anche gli ormoni steroidi sessuali siano un altro importante fattore di rischio (10).

 

     Il morbo di Parkinson è caratterizzato da una degenerazione dei neuroni dovuta alla perdita di dopamina a livello della sostanza grigia. La prima disfunzione che appare nel morbo di Parkinson son I tremori muscolari, Perdita della forza e perdita progressiva della memoria fino alla demenza (11). Queste disfunzioni derivano dalla riduzione di neurotrasmettitori dopaminergici e colinergici, e anche non-dopaminergici a livello dell’ippocampo, associati alla atrofia corticale (12). La demenza nel morbo di Parkinson è particolarmente accentuata con l’avanzare dell’età. I meccanismi patogenetici di questa malattia non sono ancora completamente compresi, ma l’effetto dell’insulina sui neuroni sembra abbia un ruolo importante, suggerendo che l’alimentazione e l’alterazione del metabolismo del glucosio siano coinvolti (13, 14).

 

La sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta anche come SLA, (15),  è caratterizzata dalla degenerazione del motoneurone del tratto corticospinale, del tronco cerebrale e del motoneurone spinale con conseguente progressiva paralisi muscolare e atrofia muscolare. La perdita della capacita dei muscoli respiratori causa una sopravvivenza di 2-4 anni (16). La SLA ha una incidenza di 4-8 casi ogni 100.000 soggetti negli USA e si prevede un aumento del 69% dei casi nei Paesi in via di sviluppo (17). I pazienti con SLA hanno una sopravvivenza di circa 48 mesi e solo il 20% sopravvive più di 10 anni. La SLA ha una origine multifattoriale dove la origine genetica è coinvolta nel 30% dei casi (18), ma I fattori ambientali possono interagire con i fattori genetici (19) e anche le cause virali hanno recentemente ricevuto particolare attenzione (20). I motoneuroni nella SLA presentano delle alterazioni metaboliche nei mitocondri e fanno pensare che un intervento nutrizionale possa essere un strategia terapeutica (21) e un grande interesse sta ricevendo il ruolo della nutrizione nella patogenesi della SLA (22, 23). Infatti, i pazienti con un basso peso corporeo hanno un rischio maggiore di sviluppare la SLA rispetto ai pazienti in sovrappeso (24) e quelli con un peso corporeo maggiore hanno una sopravvivenza maggiore (25).  Comunque la Perdita di peso in questi pazienti è un segnale negativo e talvolta indipendente dalla nutrizione (26). Una alta incidenza di SL nei calciatori ha fatto sospettare che anche l’attività sportiva ad alta intensità sia coinvolta associata ad una nutrizione non adeguata (27).

 

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