EFFETTO CARDIOPROTETTIVO DELL’ESERCIZIO REGOLARE: ASPETTI EPIDEMIOLOGICI, CLINICI E CONSIDERAZIONI MOLECOLARI
Barry A. Franklin, Ph.D.
William Beaumont Hospital
Royal Oak, Michigan
Secondo il profilo descritto dal dr. Irving Page la persona che è soggetta al minimo rischio di un attacco cardiaco ha le seguenti caratteristiche:
“È un effeminato lavoratore municipale o un imbalsamatore, completamente privo di vivacità mentale e di attività fisica. Egli non guida, non ha ambizioni, né spirito di competizione. Non ha mai tentato di superare i suoi limiti.
Ha poco appetite, si nutre prevalentemente di frutta e vegetali. Detesta il fumo. Rifiuta la proprietà della televisione e della macchina. Ha una folta capigliatura, è scheletrico, in apparenza non atletico, sforza costantemente i suoi gracili muscoli con l’esercizio.
Ha un basso livello di reddito, pressione arteriosa, di glicemia, di acido urico e di colesterolo. Si sottopone a cicli di terapia con acido nicotinico, piridossina e anticoagulanti. Da sempre questa è la sua castrazione profilattica.”
Per fare una buona prevenzione dell’aterosclerosi e della malattia coronaria non è necessario vivere in uno stato di castrazione profilattica, ma si possono ottenere ottimi risultati tenendo presente gli aspetti fisiopatologici dell’aterosclerosi ed il ruolo fondamentale che svolge l’esercizio ne modificare l’evoluzione della malattia coronaria, riducendo così significativamente l’incidenza di infarto miocardio e la mortalità per cardiopatia ischemica.
La relazione prevede l’analisi dei seguenti argomenti
OUTLINE
- Aterosclerosi: un nuovo punto di vista
- Studi epidemiologici
- Effetti anti-aterosclerotici
- Effetti anti-ischemici
- Effetti antiaritmici
- Effetti antitrombotici
- Considerazioni psicologiche
- Conclusionsi
Aterosclerosi: un nuovo punto di vista
Lo studio delle coronarie mediante angiografia consente ha consentito una valutazione diretta dello stato dell’arteria coronaria nelle varie fasi della malattia ischemica e dell’infarto miocardio.
Studi angiografici su pazienti prima dell’infarto miocardico mostrano che la maggioranza degli eventi clinici successivi coinvolge i siti delle arterie coronariche con una ostruzione < 70%.
Little. et al. Circulation 1988;78:1157
Sarebbe logico pensare che esista una correlazione tra la gravità della stenosi coronarica ed il rischio di infarto miocardio. Una importante ricerca condotta da Falk ha studiato quale associazione esista tra l’aspetto anatomico e l’evento clinico.